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Bridgerton VS The Boys

Bridgerton VS The Boys: sfida tra archetipi maschili

Domani 13 giugno usciranno due serie che si promettono battaglia sul terreno della mascolinità: Bridgerton e The Boys. L’editoriale di Chiara Alivernini.

La moderna psicologia la chiama “mascolinità tossica”. Perché tossica, di fatto, sembra essere diventata, anche se – a quanto si dice – i luminari della scienza ci stanno studiando su; perché, se noi donne non abbiamo capito ancora niente di quello che passa per la testa agli uomini, nemmeno i cervelloni hanno una risposta.

Tuttavia, è opinione comune che – ancora una volta, oserei dire! – così come Kubrick anticipò l’allunaggio, le serie tv anticipino l’analisi sociale, rappresentando al meglio la crisi della mascolinità tossica dell’uomo alfa. Anzi, non solo la rappresentano: negli ultimi anni, il piccolo e il grande schermo hanno avuto un particolare potere nell’influenzare, in tal senso, le persone.

Prendiamo il caso della serie Netflix Machos alfa, che racconta di quattro amici etero sulla quarantina che si trovano a perdere tutto proprio a causa della loro visione maschilista e devono affrontare questa nuova società, decisamente più femminista. Si potrebbe dire, per usare un recente neologismo cinematografico, che devono trovare la loro “kenergy” e decostruire la loro mascolinità in un mondo nuovo. Un mondo che guardiamo, parafrasando La vie en rose, attraverso “lenti colorate di rosa”.

Una palette pastello che fa decisamente a botte con le cinquanta sfumature di grigio che resero, per un periodo, Mr Grey un archetipo delle fantasie femminili, seppure tacciato in seguito quale fautore di violenze domestiche. Sarò cinica ma quando lei gli domanda di farle la cosa peggiore di tutte e lui la sculaccia mi sono chiesta perché lei sia scappata offesa nell’orgoglio mentre io avrei semplicemente chiesto “dove si firma?”.

Ma se quella di Barbie è stata definita un'”utopia rosa” in quest’epoca inclusiva e post #metoo, da esponente del gentil sesso mi permetto dire che FORSE si sta esagerando. Mi spiego: noi donne non vogliamo, non abbiamo mai voluto e non vorremo mai che l’uomo sia e fosse un orpello. Ma è vero: vogliamo l’eroe romantico, e questo è un desiderio che non morirà mai.

13 giugno: l’uscita di Bridgerton e The Boys

Per questo ora attendiamo con tanta frenesia il 13 giugno, con animo (e cuore) divisi in due.
L’uomo Bridgerton o L’antieroe di The Boys? Netflix o Prime? Difficile la scelta. Due generi differenti, forse opposti. Due serie completamente diverse, romance e fiction supereroistica politicamente (molto) scorretta. Entrambe, però, mettono in ridicolo due figure di “super-uomo”: i nobili e i dandy del passato e i super-eroi dei fumetti.
Ancora una volta e in entrambe, il girl-power la fa da padrone, indubbiamente, perché le eroine/super eroine delle due serie si fanno notare.

E, comunque, i protagonisti maschili ci fanno fremere cuore e ormoni. E non parlo di far breccia nel cuore delle adolescenti, quello non è difficile; è più complicato convincere le più mature, le Millennial come me, quelle che dopo Twilight e Dawson’s Creek si sono ripromesse di non farsi più fregare dall’amore “commerciale”. Noi, che nello zaino avevamo i romanzi di Jane Austen e i fumetti.

Ecco lì che, per le nostre fantasie romantiche, non sapevamo scegliere facilmente tra il sorrisetto irriverente di Mr Darcy e quello di Iron Man, ammesso che ci sia una reale differenza tra i due personaggi, perché in fin dei conti l’archetipo letterario è quello (non considerando, nell’equazione, il fascino personale di Robert Downey Jr., che ha contribuito a rendere iconico il personaggio): entrambi miliardari, scapoli impenitenti, entrambi riservati e circondati da una ristrettissima cerchia di persone che gli sono apertamente devote (che in uno dei due casi siano gli Avengers è irrilevante ai fini di questa analisi). Ma, soprattutto, entrambi imperfetti. E su questa scia arriviamo ad oggi.

Bridgerton: Colin Bridgerton, un gentiluomo (im)perfetto

“Il fatto che qualcuno non sia perfetto non lo rende meno degno di ricevere amore” ci dice Daphne, proprio nella prima stagione di Bridgerton. Ora, che a pronunciare queste sagge parole sia proprio il personaggio dal fascino più fastidiosamente bambolesco e patinato della serie non è proprio incoraggiante, lo so, ma spezziamo una lancia in sua difesa, perché quello che dice è vero: è questo ciò che cerchiamo, è questo che ci fa innamorare, e che ci fa scaldare gli ormoni: l’imperfezione.

I balli, i merletti e i finti svenimenti di Bridgerton sono solo la superficie, una cornice sopportabile, il the delle cinque con la regina imparruccata che accettiamo di mandare giù pur di vedere Lui, il nostro Visconte/Duca/quello che è, ovvero l’eroe austeniano post-moderno, protagonista imperfetto e tormentato (pur non avendo alcuna ragione particolare per esserlo) e imparanoiato perché si trova ad amare perdutamente donne proprio come noi, emancipate come non mai nella società attuale, e che li tengono per le palle.

Questo Lui ovviamente non è uno qualunque, o non avrebbe attirato la nostra attenzione, ma ha quel “quid”: ci affascina, ci scrive lettere dove ci narra i suoi viaggi oltreoceano, ci aiuta a conquistare ricchi pretendenti per poi strapparci dalle loro braccia (in poche parole è bipolare) e poi – soprattutto – ci dà dentro nelle carrozze stile Belle Epoque, perché non rischiamo di rimanere col dubbio che possa essere uno di quei tanti manichini ingessati che fanno tappezzeria ai balli di Sua Maestà.

Questo primo prototipo di uomo, che per comodità e per omaggio alla serie chiameremo Colin, rappresenta dunque la nostra allegra canaglia numero uno. Ma ecco che arriva la seconda scelta.
Perché il 13 è in uscita la nuova stagione di un altro grande successo seriale, ovvero The boys. Tutt’altra matrice, perché passiamo dal romanzo al fumetto, dalla narrazione di parola a quella d’immagine.

The Boys: il rude Billy The Butcher

Eppure, i personaggi qui sono ancora più complessi, se possibile. Qui il nostro sexy imperfetto è Karl Urban alias The Butcher. Ammetto di essere stata in un certo senso pre-veggente, intuendone in qualche modo il fascino da Principe azzurro ante litteram sin dalla sua prima apparizione a cavallo ne Il Signore degli Anelli, quando mentre la maggioranza delle donne in sala sbavava per Viggo Mortensen (ancora mi chiedo: ma lo avete visto senza barba???? Come faceva a piacervi???) io perdevo diversi battiti cardiaci quando il cavallo di Eomer si fermava davanti ai nostri eroi: “Che ci fanno un uomo un elfo e un nano nelle terre del Mark?” (La mia pronta risposta sarebbe stata: “quello che ci fai tu, bello. Mi fai fare un giro a cavallo?”).

Comunque sia, Urban alias Billy Butcher è un arrogante, presuntuoso e spietato cacciatore, e la sua preda sono… i supereroi. Affascinante, carismatico, determinato ma soprattutto arrabbiato (anzi, direi proprio tanto incazzato), è il leader del gruppo e combatte per amore della sua donna. Va da sé che – e lo capiamo subito – è il nostro eroe. Ma la questione, ovviamente, non è così semplice; del resto, se lo fosse, Billy non riscuoterebbe così tanto fascino su di noi.

Nel corso dei vari episodi scopriamo che il carattere burrascoso e furioso del cinico Billy è frutto di un’infanzia difficile e delle continue vessazioni da parte del padre, un male che esplode alla morte della donna che ama, facendogli toccare il fondo sino a perdere la sua umanità, e sta per farlo… a meno che non decida di cambiare.

E proprio perché sappiamo che può cambiare noi lo amiamo, e amiamo anche il suo lato oscuro. Ma c’è un altro, fondamentale motivo per cui Billy Butcher diventa a tutti gli effetti il nostro eroe romantico, nel senso più reale del termine. Billy fa ciò di cui tutte noi, donne di oggi, avremmo veramente bisogno, prende a pugni tutti i falsi “Superman” che abbiamo incontrato nelle nostre vite, i millantati “Capitan Fantastic dei poveri”, narcisisti più o meno patologici che hanno finto identità più o meno verosimili soltanto per portarci a letto (quando siamo state fortunate) o costringerci in relazioni tossiche, talvolta anche lasciandoci in regalo un loro surrogato bebè (come infatti accade anche in The boys, allerta spoiler per chi non abbia visto le prime stagioni!).

Ebbene, questo prototipo di omuncolo, condensato di finti sorrisi e dotato di sindrome di Edipo stile “non lascerà mai casa di mamma” si rispecchia perfettamente nel vanaglorioso personaggio che nella serie The Boys è Il Patriota. Patriota, che si potrebbe definire una versione malvagia di Superman e Captain America messi insieme, non è solo la riuscitissima costruzione letteraria di un fumetto che ha sicuramente rappresentato un vero caso letterario nel panorama attuale del mondo dei comics, ma porta – o deve portare – sicuramente noi donne a compiere una riflessione più ampia, e non soltanto sociale, ma anche su noi stesse.

Per un attimo, dunque, quando questo 13 giugno saremo pronte ad accendere il nostro portatile ed entrare in un’altra realtà, qualunque essa sia, pensiamo bene se sceglieremo di mangiare la pillola rossa o la pillola blu.