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C'era una volta in America, focus su Almanacco Cinema

C’era una volta in America festeggia 40 anni al Festival di Cannes

Il 20 maggio 1984 C’era una volta in America, capolavoro di Sergio Leone, veniva proiettato al Festival di Cannes.

Sono passati ben quarant’anni dall’uscita di C’era una volta in America e nonostante ciò rimane un capolavoro, immortale ed attuale, della cinematografia.

C’era una volta in America: dal flop al successo

C’era una volta in America è il capitolo finale della trilogia composta da C’era una volta il west (1968) e Giù la testa (1971). Cinque anni dopo la sua realizzazione Sergio Leone morì.

Il progetto durò ben 15 anni, infatti Leone iniziò a pensare al film alla fine degli anni Sessanta. L’idea di partenza era quella di realizzare due film da tre ore ciascuno, ma non fu possibile per via delle pressioni dei produttori della Warner.

C'era una volta in America, focus su Almanacco Cinema
Once Upon a Time in America – Robert De Niro (Noodles) and director Sergio Leone

La prima versione, che uscì nelle sale americane, durava solo 94 minuti e tutti i flashback furono montati in ordine cronologico. In questo modo l’epopea che oggi conosciamo era ridotta ad una gangster story, privata dei suoi analessi e prolessi che riproducono i meccanismi della memoria.

La storia infatti viaggia dal 1933 al 1918, poi dal 1930 al 1968, torna indietro nel 1932 e va ancora nel 1968, per finire poi nel 1933 in una resa dei conti che non torneranno mai.

Il primo montaggio contava ben 269 minuti (quattro ore e mezza), Sergio Leone, che non firmò la versione americana, presentò al Festival di Cannes una versione lunga 229 minuti (poco più di tre ore).

L’attuale extended version-director’s cut del 2011, è stato un lavoro di restauro e reintegrazione di scene tagliate con audio originale da parte della Cineteca di Bologna. L’operazione è stata resa possibile dall’acquisizione dei diritti da parte dei figli di Sergio Leone, Andrea e Raffaella Leone.

C’era una volta in America… il made in Italy

C’era una volta in America è un film ispirato al romanzo Mano armata di Harry Grey del 1958, che parla di un gruppo di gangster ebrei. Nonostante la storia sia ambientata in America, il set ha avuto diverse location soprattutto in Italia, fra cui gli studios di Cinecittà a Roma, il lago di Como e Venezia.

L’italianità era molto forte anche per merito delle maestranze che hanno lavorato al film. Basti pensare alla magistrale fotografia firmata da Tonino Delli Colli, abile e innovatore aveva già curato la fotografia per Il buono, il brutto e il cattivo e C’era una volta il West. Fra i registi con cui ha lavorato, c’è anche Pier Paolo Pasolini.

C'era una volta in America, focus su Almanacco Cinema
Ennio Morricone

Fra gli addetti ai lavori c’è Ennio Morricone, amico sin dai tempi della scuola di Sergio Leone. Il sodalizio professionale vanta la Trilogia del dollaro e una collaborazione lunga 20 anni.

In C’era una volta in America, Morricone ha creato una narrazione musicale parallela alle immagini, restituendo un’esaltazione della psicologia più profonda dei personaggi al pubblico.

La sceneggiatura inizialmente era stata affidata a Norman Mailer, famoso autore americano, ma successivamente passò ad un gruppo di scrittura tutto italiano: Franco Arcalli, Enrico Medioli, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi e Franco Ferrini.

C’era una volta…il cast

Lo script di C’era una volta in America, contava ben oltre 100 ruoli parlanti e per questi furono provinati 3000 attori. Il lavoro svolto da Leone per la produzione di questo film, fu molto minuzioso, tant’è che si dice che per girare una scena con la folla ci vollero 35 ciack. Il motivo: un bambino guardava in camera.C'era una volta in America, focus su Almanacco Cinema

Per il ruolo di David Aaronson alias Noodles, i candidati erano due: Robert De Niro e Joe Pesci. Dopo alcuni provini la scelta ricadde su De Niro ma, complice l’amicizia di lunga data fra i due attori, Leone permise a Pesci di scegliere un altro ruolo e così fece scegliendo Frankie Monaldi. Era il ruolo perfetto, che divenne però un personaggio secondario a causa dei forti tagli di montaggio.

Carol fu affidata alla meno nota Tuesday Weld, nonostante ai provini si fosse presentata la famosa Claudia Cardinale. La stessa cosa Leone la fece per il ruolo di Max, scegliendo l’allora sconosciuto James Woods.

Fra i ruoli mutilati dal montaggio americano, c’è quello della direttrice del cimitero, interpretata dall’attrice Premio Oscar Louise Fletcher, fortunatamente recuperata nell’opera di restauro.

C’era una volta in America…la storia

Il tema universale, per sempre attuale, è la perdita dell’innocenza e la violenza nel passaggio alla vita adulta. Il destino, che plasmerà i personaggi e farà di loro degli adulti, è uno dei temi più forti.

Leone in C’era una volta in America ha raccontato la storia dell’umanità, inserendovi: amore, amicizia, tradimento, memoria, violenza, senso di colpa e vendetta.C'era una volta in America, focus su Almanacco Cinema

Noodles, a proposito di vendetta, lo fa ma a modo suo. Le sue ferite di questo antieroe permettono allo spettatore di identificarcisi. La ricerca della salvezza e dell’accettazione del proprio destino, fanno parte dei temi universali.

Alla fine: l’amore. Tragico, violento e incompreso è il sentimento che Noodles ha per Deborah Gelly (Elizabeth McGovern). Il loro è un amore che non risparmia nessuno, né chi subisce la violenza, né chi la agisce.

Noodles non ha mai avuto la grammatica dell’amore, i suoi amici sono morti e si ritrova solo, abbandonato da una donna che si è salvata da lui intraprendendo una carriera da attrice. Il loro è un rapporto mistico e l’idea di Deborah, quando è in carcere, rappresenterà tutto per lui.

C’era una volta in America è una chiamata che viene dal passato, è la rappresentazione della psiche umana ed è un romanzo di formazione senza speranza. Non c’è giustizia nella storia, come non c’è stata per la pellicola.

Il film non ha vinto Oscar, Golden Globe e David di Donatello, una storia non destinata al lieto fine che in realtà è la vita.