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Confidenza, la recensione dell'ultimo film di Daniele Luchetti

Confidenza, la recensione dell’ultimo film di Daniele Luchetti

Confidenza (2024), il nuovo film di Daniele Luchetti con Elio Germano e Federica Rosellini, è tratto dal libro omonimo di Domenico Starnone.

Confidenza, la trama

Confidenza posa le sue fondamenta sul classico topos narrativo del rapporto sentimentale alunno-insegnante, lui professore stimato e idealista, lei giovane studentessa di talento.

Tra i due è presente una tensione platonica che poi si concretizza alla fine del liceo. Una sera il tutto si complica quando, in seguito ad un litigio, decidono di confessarsi i loro più oscuri segreti.

Confidenza, l’abisso del maschio

La vicenda è per la maggior parte ambientata in una periferia romana dell’anima, puramente simbolica in quanto generica, ruvida, sporca e anonima, perfetta per narrare una storia fatta di storture e ambiguità.

Il protagonista già da pochi minuti dall’inizio del film inizia a manifestare atteggiamenti fortemente ambigui riguardo il genere femminile, a partire dalle sue avance negate in maniera maldestra fino al suo approccio fisico con le donne, spesso viscido e possessivo.

Nonostante ciò, il personaggio interpretato da Elio Germano viene circondato da figure femminili che vanno non solo a formare la sua famiglia ma anche a suggellare il suo successo professionale; di conseguenza la sua intera esistenza è legata a doppio filo dalla presenza femminile, tanto da sentirsi minacciato e impotente, cercando per tanto di rifuggire in eterno le proprie responsabilità.

Questo sicuramente ci suggerisce il contenuto del segreto inconfessabile (e mai esplicitato) di Pietro, fino a renderlo così evidente che diviene inutile non esplicitarlo.

La caduta della maschera sociale

Il tema cardine di Confidenza è lo smascheramento, l’esposizione di tutte le proprie brutture, insicurezze e imbarazzi.

La figura del professore non è scelta a caso, essendo una delle figure che per antonomasia si fondano sulla propria rispettabilità e che, senza di essa, perdono la loro ragion d’essere e diventano incapaci di svolgere il proprio mestiere, come accade in L’angelo azzurro di Josef von Sternberg (1930).

Il personaggio di Pietro ricerca costantemente l’approvazione altrui e, nascondendosi di fronte ad una falsa modestia, si nutre di elogi al suo lavoro.

Dietro ad una maschera che lo dipinge come un uomo moralmente eretto, insegnante illuminato, padre di famiglia, si nascondono gli istinti più bassi e violenti.

La più grande ambiguità del film è il rapporto di Pietro Valli con la verità. Da un lato ne è terrorizzato, preferendone quasi il suicidio; dall’altro sembra volersene liberare, essere scoperto, attuando atteggiamenti incoscienti che potrebbero rivolgerglisi contro molto facilmente.

Un thriller psicologico?

Fin dal principio, Confidenza si auto-identifica come un thriller psicologico. Purtroppo la pellicola soffre dei soliti problemi a cui ci ha abituato il cinema italiano contemporaneo quando ha a che fare col genere.

Infatti, per tutto il film ci si chiede quando il thriller entrerà in scena per poi, a proiezione finita, rendersi conto di aver assistito ad un film drammatico con sprazzi di “tensione” creati in maniera artificiale dall’inserimento improvviso della colonna sonora di Thom Yorke.

Il ritmo del film viene sbilanciato da picchi tensivi, come alcune urla disseminate all’interno della narrazione, che vanno ad intaccare l’equilibrio sul quale si basa il film, senza poi avviare un vero e proprio climax. Anche altri elementi legati al genere non funzionano, come il poco convincente trucco prostetico per invecchiare gli attori.

Note positive sono le interpretazioni, in particolare quella di Federica Rosellini, che ci regala un’interpretazione ambigua e straniante, oltre ad una regia funzionale anche se priva di picchi di Luchetti.

Recensione a due stelle su Almanacco Cinema