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Don't Worry Darling, la recensione su Almanacco Cinema

Don’t Worry Darling, la caduta del velo di Maya

Don’t Worry Darling (2022) è la seconda scoppiettante regia di Olivia Wilde, a tre anni dal suo primo film, La rivincita delle sfigate. Da oggi su Netflix.

Vi ricordate di Olivia Wilde, la deliziosa attrice che ha interpretato sia film di fantascienza blockbuster (vedi alla voce: Tron: Legacy) che piccoli film “d’autore” (Her di Spike Jonze) con la medesima credibilità?

Ci siete? Beh, sappiate che la ragazza è ormai cresciuta e cinque anni fa ha fatto il suo esordio come regista. Il suo primo film si chiama La rivincita delle sfigate e ammetto di non averlo ancora visto. Il suo secondo e ultimo film (finora) è Don’t Worry Darling.

Una pellicola originale e succulenta, dal retrogusto spiccatamente femminista, che rievoca grandi film come The Truman Show e grandi storie come Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Il perché vi verrà spiegato presto.

Don’t Worry Darling, la trama

La storia di Don’t Worry Darling va in scena nella communità fittizia di Victory, una florida cittadina circondata da un arido deserto che solo gli uomini a bordo delle loro Cadillac in colori pastello possono valicare.

Il destino delle donne? Starli ad attendere ed essere compagne amorevoli e servizievoli.

Olivia Wilde, Don't Worry Darling (2022)

Don’t Worry Darling: Alice e le altre

Partiamo dalla protagonista assoluta della nostra storia: Florence Pugh, un’ottima attrice inglese che ha la capacità unica di essere sia luminosissima che oscura (guardate Lady Macbeth e Midsommar per capire cosa intendo).

Non poteva esserci scelta migliore per il personaggio di Alice: una biondina dal nasino all’insù che passa le sue giornate tra faccende casalinghe, shopping, chiacchere con le amiche, e drink a bordo piscina.

Al marito Jack, invece, è dedicata tutta la seconda parte della giornata: dalla preparazione di deliziosi arrosti di carne al sesso post cena, a volte ricevuto dal maritino sempre voglioso. La vita perfetta. Ma scopriremo presto che anche la perfezione ha le sue crepe.

Casalinghe disperate del Duemila

Come lei, anche le altre donne che animano il racconto cinematografico di Don’t Worry Darling: Bunny, Shelley, Violet e tutte le altre. Una comunità di casalinghe perfette che sembrano più massaie anni Cinquanta che donne del nostro millennio. Evidentemente oppresse dal patriarcato, che ne controlla gli spostamenti (ricordiamo che a Victory le donne non possono attraversare il deserto) e le occupazioni.

Sulla carta le residenti nella cittadina sono libere di godere del proprio tempo libero, ma la libertà, a volte, è solo prigionia narrata con astuzia. Chi si oppone alla visione viene fatta passare per pazza o psichicamente fragile, come accadrà a Margaret, una vicina di Alice.

Il mondo maschile come club esclusivo

Dall’altra parte ci sono loro: gli Uomini. Gli unici a poter valicare il deserto e a lavorare. Anche se sulle loro mansioni vige un estremo riserbo: si fa riferimento a un vaghissimo “sviluppo di materiali innovativi”. Che siano armi o altro, non è dato saperlo né alle loro donne né agli spettatori.

L’ignoranza è potere, si sa: questo determina un primo vantaggio degli uomini di Victory sulle donne. Certamente, è facile esercitare la propria influenza su cagnolini che hanno i soli compiti di farsi belle e di mettere in tavola una cena prelibata.
Victory è un mondo fittizio pensato solo ed esclusivamente per loro. Ma questo lo scopriremo solo più avanti.

Un mondo di finzione

A Victory, tutto è finto: persino le uova, che sono gusci vuoti privi di un ripieno. Lo si capisce fin dall’undicesimo minuto del film. E sarà Alice a sollevare il velo di Maya. Fino alle estreme conseguenze.

Don’t Worry Darling, i difetti

Se c’è un difetto che si può trovare, in questo film al mio avviso piuttosto ispirato e curato, anche sul piano simbolico, è il mancato approfondimento di alcuni personaggi interessanti, come Bunny.

Il finale di Don’t Worry Darling, né consolatorio né risolutivo, invece, funziona alla perfezione.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema