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Festival dell'Immaginario, Luigi Cozzi

Festival dell’Immaginario: Luigi Cozzi, braccio destro di Dario Argento

Luigi Cozzi, regista e sceneggiatore, protagonista del talk “Profondo rosso – La via italiana al cinema del terrore” racconta i retroscena della sua carriera.

Torna a Macerata, per la seconda edizione, la due giorni Festival dell’Immaginario: un tuffo nel mondo dei fumetti, della musica e del cinema.

La giornata di sabato si è tinta dei colori dell’horror grazie alla partecipazione Luigi Cozzi, regista e sceneggiatore, autore di titoli entrati nel cult – Contamination, Il gatto nero, Cozzilla per citarne alcuni – e per anni collaboratore di Dario Argento.

Il rapporto con Alfredo Castelli

A moderare il talk Silvia Riccò, divulgatrice ed esperta, creatrice di Horror dipendenza, canale dedicato al mondo del terrore.

Racconta Cozzi che il suo sodalizio con Alfredo Castelli, considerato il padre del fumetto contemporaneo grazie alla sua serie Martin Mystére, inizia quando entrambi vengono chiamati per scrivere programmi per la tv svizzera, racconta il regista, un incontro fortuito che li porterà poi a lavorare insieme alla sua prima opera da regista.

Il tunnel sotto il mondo, film del 1969, una pellicola di fantascienza sperimentale, rimasta nel circuito underground, è una satira del consumismo.

Alfredo Castelli partecipa come sceneggiatore e produttore, ma come racconta in un’intervista contenuta nell’extra del DVD del film: “Luigi cambiò così tante volte la sceneggiatura che, alla fine, si può dire che il mio vero ruolo fu solo quello di produttore”.

L’influenza americana e l’ispirazione per Contamination

Alla fine degli anni ’70, primi anni ’80, per il regista si apre un nuovo filone della sua produzione cinematografica. Con Starcrash prima e Contamination poi, inizia l’epoca dei film ispirati a grandi produzioni americane.

Racconta il regista che, all’epoca, quello era l’unico modo per riuscire a realizzare film, “le produzioni non volevano rischiare, volevano la sicurezza di qualcosa che avrebbe funzionato”.

L’idea per Contamination arriva in un cinema di New York, il regista rimane affascinato dal film Alien, e decide di scrivere un soggetto in cui veniva riutilizzato il fulcro del sopracitato film: l’uovo.

“Solo questo aveva di Alien”, ci tiene a precisare. Un espediente narrativo che fu costretto ad utilizzare, ma da cui poi si distanziò per così poter raccontare la propria storia.

“Andai dal produttore”, racconta il regista, “e dissi: invece di un uovo solo come in Alien, qua ce ne sono cento. Ma a differenza di Alien, costa cento volte meno. Funzionò”.

Luigi Cozzi sulla genesi de Il gatto nero

Particolare la storia che si cela dietro questo film diretto da Luigi Cozzi ed uscito nel 1989. Come racconta lo stesso, nasce da un’idea di Daria Nicolodi, che all’epoca era la compagna di Dario Argento.

L’attrice voleva concludere la Trilogia delle tre madri, progetto al quale per il momento il famoso regista dell’horror non era interessato. Argento la concluderà, poi, nel 2007 con il film La terza madre – decidendo di rivolgersi proprio a Luigi Cozzi.

Quest’ultimo, legato da anni con Dario Argento da una profonda amicizia, decise di cambiare in corso d’opera la storia, “per non offenderlo”, come da lui stesso affermato.

Il titolo originale dell’opera era De Profundis – titolo recuperato per la versione DVD e BluRay uscita negli ultimi anni – ma fu cambiato dalla casa di distribuzione.

“La casa di distribuzione aveva all’epoca un contratto con un’altra società per un film tratto da Edgar Allan Poe“, racconta Luigi Cozzi, “ma da un momento all’altro si ritrovarono senza film. Mi chiamarono e mi dissero che non c’erano alternative: quel titolo andava utilizzato”.

Fu così che De Profundis divenne Il gatto nero, pur non avendo al suo interno né accenni a gatti né ad Edgar Allan Poe.

Luigi Cozzi: “Il cinema americano si rifà ai film di genere italiani”

E’ sulla considerazione in Italia del film del terrore – e di Dario Argento in particolare – che si concentra poi il regista e sceneggiatore.

Evidenzia come all’estero i film di Dario Argento vengano considerati capolavori, mentre in Italia siano stati ignorati dalla critica per molti anni.

Una carriera di successo che è stata in Italia riconosciuta solo nel 2019 da un David di Donatello alla carriera. “Il cinema americano si rifà ai film di genere italiani. Argento, Bava, sono tutti mostri sacri. Qua in Italia sono ignorati. Nessun premio per film che hanno segnato una generazione”, rimarca il regista.

Sorride e svicola la domanda quando gli viene chiesto quale sia il suo film preferito di Dario Argento. Pone, però, di nuovo, l’accento sulle differenze tra pubblico italiano e pubblico americano: “In Italia è piaciuto Profondo Rosso, in America Suspiria. Quest’ultimo ha una qualità tecnica e visiva superiore. Però è fantastico horror quindi qua da noi non ha avuto lo stesso successo”.

A tu per tu con Luigi Cozzi

A termine del talk è stato possibile porre qualche domanda al regista Luigi Cozzi. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Nel 1977 inizia il suo sodalizio lavorativo e non con Dario Argento, può raccontarci qualche aneddoto sulle vostre collaborazioni?

“L’ho conosciuto nel 1970, sono stato il primo giornalista che l’ha voluto intervistare dopo aver visto L’uccello dalle piume di cristallo.

Il suo ultimo progetto cinematografico è uscito nel 2020, ha progetti cinematografici futuri?

“Ho qualche progetto ma non è ancora definito. Adesso sono libero, diciamo. Voglio lavorare in libertà, e quindi devo trovare un soggetto che mi piaccia. E non è una cosa facile, soprattutto perché non voglio ripetermi”.

Il mondo del cinema, per quanto riguarda horror e fantascienza, ha subito, negli scorsi  anni un arresto. Ora sembra stia vivendo un revival. Cosa ne pensa? Cosa manca al cinema del horror e della fantascienza in Italia?

“In Italia manca la voglia di produrli e di distribuirli. Ad oggi manca la fonte principale della produzione italiana, le televisioni non vogliono produrli. La produzione non è fatta più per il cinema ma per la televisione. Spendono milioni di euro nelle fiction, ma per un solo prodotto cinematografico non spendono nulla.

Godzilla sta vivendo un’ondata di grande popolarità, grazie sia al filone giapponese che a quello americano del monsterverse. Cosa ne pensa?

“Aggiungo alla lista anche la serie televisiva. Io sono un grande fan di Godzilla da quando ero bambino e l’ho visto per la prima volta. Nel 1977 l’ho ripresentato nei cinema e l’ho ricolorizzato.

È stato il primo esperimento di colorizzazione di un film in bianco e nero nel mondo, esclusi quelli di Méliés. Noi lo abbiamo fatto a passo uno, tutto il film, una cosa pazzesca. Poi il film è uscito ed è andato anche abbastanza bene”.

Per conclude, Luigi Cozzi esprime speranza per il film del terrore italiano, citando due opere che ha visto recentemente e che lo hanno colpito particolarmente.

La prima, Il principe delle tenebre, film di Brando De Sica, da lui descritto come una “favola nera, non commerciale, si vede la mano dell’autore, un film molto personale”.

La seconda, di Federico Zampaglione, in arte Tiromancino, dal titolo The Well. Il regista ha avuto l’occasione di vedere i primi dieci minuti all’Italian Horror Film Festival, e l’ha descritto come “un film molto forte ma bello”.