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Hollywood Babilonia presenta: Fatty Arbuckle

Hollywood Babilonia: lo scandalo Arbuckle

Per la rubrica Hollywood Babilonia di questa domenica, ci addentriamo nel caso di cronaca che ha mosso Hollywood dalle sue fresche fondamenta: il caso Arbuckle. 

Arbuckle, dalle stalle alle stelle

Nel 1913, Mack Sennet, colui che scoprì talenti comici passati alla storia (uno a caso: Charlie Chaplin), il padre della Slapstick comedy, o conosciuta anche come “il cinema delle torte in faccia”, aveva problemi con lo scarico del bagno, era intasato. Entra in scena Arbuckle.

Mai al mondo, Sennet, si sarebbe immaginato che da lì a qualche ora, avrebbe offerto un contratto lavorativo all’uomo che gli stava risolvendo il problema del gabinetto.

L’idraulico, se non si fosse capito, era Roscoe Arbuckle (conosciuto meglio come Fatty), e stava sgorgando lo scarico intasato, mentre Sennet lo osservava, colpito dai 120 kili di massa, era grosso, ma agile, dal viso pulito, da bimbo, perfetto per la Slapstick, decise di avanzargli un’offerta.

Arbuckle non ci pensò due volte, rinunciò a sturare water e iniziò a fare cinema. Fatty ci mise pochissimo a farsi strada, in breve tempo lavorò con attori come Chaplin e Buster Keaton.

Arbuckle e Buster Keaton

Dalla paga di tre dollari al giorno del 1913 passò a guadagnarne 5mila la settimana col passaggio alla Paramount.

Stacco.

Virginia Rappe, una fotomodella di Chicago, venne adocchiata da Mack Sennet, il quale decise di farla lavorare nel suo Studio, lì conobbe Arbuckle, e lì lui iniziò ad adocchiare lei. 

Poco dopo l’entrata di Virginia nell’industria dei sogni (che presto per lei diventeranno incubi) passò alla Fox di William Fox, ormai la salita verso l’olimpo di Hollywood sembrava inarrestabile per Virginia; “sembrava”, appunto.

Virginia Rappe.

La festa fatale di Arbuckle

Il 5 settembre 1921 Fatty ricevette un nuovo contratto triennale da mamma Paramount: tre milioni di dollari in tre anni. Bisognava festeggiare. Fatty due cose amava quanto (o più) del cinema: l’alcol e le donne.

Due auto partirono da Los Angeles con destinazione St. Francis Hotel, San Francisco. In un’auto c’erano Arbuckle e altri attori, e nell’altra un gruppo di show girl, con Virginia Rappe, invitata dal comico.

Fatty affittò tre appartamenti, chiamò il suo contatto per il contrabbando di alcolici (era l’epoca del proibizionismo), mise della buona musica jazz, aprì la porta della sua enorme suite a chiunque volesse unirsi e la serata cominciò.

In breve tempo nei tre appartamenti c’erano più di cinquanta persone, e in altrettanto breve tempo si ubriacarono tutti. Verso le tre e un quarto Fatty, in pigiama e accappatoio, prese Virginia e la portò in una delle suite.

Cambio bobina

Da qui cambiamo rullo, passiamo al dramma.

Poco dopo, dalla stanza di Arbuckle si iniziarono a sentire delle urla lancinanti, era Virginia. Fatty uscì dalla suite protestando contro la ragazza accusandola di  urlare troppo e che andava portata via.

Un’amica di Virginia entrò nella suite, questa era completamente sotto sopra, la ragazza era senza vestiti (erano stati strappati). Virginia continuava ad urlare, torcendosi dal dolore: “Muoio, muoio, mi ha fatto male!”

La suite.

Venne portata subito in ospedale e ricoverata d’urgenza. Un’infermiera, entrata nella stanza di Virginia, le sentì mormorare qualcosa: “È stato Arbuckle a ridurmi così”, poco dopo cadde in coma. Il 10 settembre, cinque giorni dopo la festa di San Francisco, Virginia morì.

Il processo Arbuckle

L’ospedale provò a nascondere i risultati della diagnosi di Virginia, ma non ci riuscì: morte per peritonite, la vescica era esplosa a causa di un atto di violenza. Entrò in gioco la polizia e non ci volle molto per risalire al presunto colpevole, lo Stato della California accusò Arbuckle per omicidio di primo grado.

Il padre della Paramount, Zukor provò in tutti modi (sparando non poche cifre) a convincere il Procuratore Distrettuale di San Francisco che è stato solo un incidente, una bravata, ecco.

La chiamata di Zukor fece solo peggio.

Il Procuratore e tutta la città di San Francisco erano infuriati e stanchi di essere usati come pattumiera dai belli di Hollywood. I giornali usarono il caso Arbuckle per prendersela con l’intera industria.

Non si ride più

Il pasticcione, il grosso comico, l’idolo dei bambini, venne processato e assolto, dopo che il giudice aveva ascoltato i vari testimoni (quasi tutti ubriachi al momento della tragedia). Ottimo.

Fatty però, non venne mai perdonato dal pubblico. Durante il periodo del processo in diversi cinema del paese vennero lanciate uova e non solo sullo schermo. Il motivo? Si stava proiettando una commedia del comico pasticcione.

La Paramount si vide costretta a ritirare tutti i suoi film in circolazione (perdendo un milione di dollari) e a rescindere il contratto di Fatty.

Da quel momento nessuno chiamò più Arbuckle, i suoi vecchi amici si allontanarono, tutti tranne Buster Keaton, che difenderà sempre il vecchio collega.

Fatty trovò una nuova amica, sempre pronta ad ascoltarlo: la bottiglia. E fu proprio quest’ultima ad ucciderlo il 18 giugno 1933, a 46 anni.

Il caso Arbuckle colpì profondamente Hollywood, vista adesso come terra di peccato, di scandalo e di eccessi, l’industria dei sogni non fu più credibile dopo il femminicidio di Virginia Rappe, e dovette iniziare un lavoro di “pulizia”, arrivando a tutti gli angoli degli Studios.

Eh sì, Hollywood non è per tutti.