Skip to content Skip to footer
Holy Spider

Holy Spider, la recensione del film di Ali Abbasi

Holy Spider è un film, che poi sono due, intelligente e graffiante. Con un finale raggelante. Girato da Ali Abbasi, è stato presentato al Festival di Cannes 2022. 

Holy Spyder, la trama

Siamo a Mashhad, importante luogo di pellegrinaggio per lo Sciismo. L’anno è il 2001, e diverse prostitute dopo essere state adescate, vengono trovate morte strangolate con il loro stesso velo. Il ragno, così viene battezzato il serial killer, sta tessendo dunque la sua tela. Rahimi, una giornalista con un passato discusso, arriva ad investigare sul caso. Scoprirà forse che il ragno, è solo un sintomo e la malattia è da ricercare nella società.  

Holy Spider

Il cast… una tessitura vibrante

Non c’è divismo o moralismo in Holy Spider. Ali Abbasi al suo terzo lungometraggio (Shelley, Border-Creature di confine), affresca uno scenario in cui gli attori si muovono sinuosamente e ci consegnano un’umanità idiosincratica e conturbante. 

Attraverso le loro interpretazioni non assistiamo passivamente ad uno spettacolo borghese, ma siamo coinvolti e toccati continuamente. Lo schermo diviene specchio, e le corde delle nostre personalità vibrano in perfetta sincronia con quelle degli attori. E’ musica, a dirigere l’orchestra… il maestro Abbasi. 

Le Notti D’Oriente del Ragno

Mehdi Bajestani interpreta Saeed Hanaei. Un uomo molto religioso, un padre di famiglia, quando rarissimamente fa l’amore con la moglie, non prova e non suscita piacere, gioca con i figli o penosamente cerca di rincorrerli per picchiarli quando esagerano, ma non ci riesce, perché ha il fiato corto e la pancia. E’ Homer Simpson fin qui.

La sera invece sul suo motorino sgangherato, danzando per le strade di Mashhad adesca prostitute e  senza avere rapporti con nessuna di loro le uccide. 

Vorrebbe essere una crociata santa la sua, eppure forse dietro la spiritualità, la religiosità, il moralismo, si nasconde semplicemente ed inquietantemente un uomo “qualunque”che uccide delle donne che non può possederle.

A mio avviso la fotografia di queste notti ad opera di Nadim Carlsen è struggente nel suo essere torrida ed inebriante, carica di tensione e fatalmente affascinante. 

Disinfestazione necessaria

Zahra Amir Ebrahimi interpreta Rahimi. E’ meravigliosa già dalla prima inquadratura, ha problemi con il velo, con il suo passato, con la mediocrità degli uomini che la circondano e con i ragni assassini della società. La sua lotta è implacabile ed inarrestabile. I suoi sguardi durante tutto il film sono semplicemente un regalo.

Forse riuscirà a vincere faticosamente la sua battaglia, ma il ragno ha deposto molte uova nei cuori della sua e della nostra società. La guerra è ancora lunga. Premiata con il Prix d’interprétation féminine a Cannes 2022. Indimenticabile.

Una sceneggiatura velenosa

Ha la consistenza mefitica e melmosa del veleno la sceneggiatura di Holy Spider. E’un film che Abbasi voleva girare da molti anni. Ma molte sono state le difficoltà produttive. Parla del suo Paese e del nostro mondo tutto. Non fa sconti e non è mai banalmente retorica. 

Si basa sulla storia vera di Saeed Hanaei e sulla reazione mediatica di una parta della società in seguito al suo arresto. Da semplice ragno assassino diveniva per alcuni un  Holy Spider, un male necessario a purificare la città santa di Mashhad. Sentiamo oggi come allora e forse anche di più tutta la necessità dell’allora ventenne Abbasi di raccontare questa storia.

La prima parte è un Thriller girato benissimo, troviamo l’indagine, la ricerca e poi una vera e propria caccia all’uomo. Ma le forze dell’ordine sono fiacche e procedono con poca intensità, solo Rahimi è forza motrice potente delle ricerche. La seconda parte diventa riflessione raccapricciante ed irritante. Antologica.

In conclusione

Il cuore nero del film è tutto nella registrazione finale a cui Rahimi e noi assistiamo sconcertati: Il figlio del serial killer insieme alla sua sorellina mettono in scena uno spettacolo raccapricciante, a cui si assiste in silenzio, come davanti alla radiografia di un brutto male che darà i suoi mortali frutti in un futuro prossimo. 

Non concede via d’uscita. Senza accorgercene ci ritroviamo impigliati nell’ordito splendido di Holy Spider che non può che essere visto in punta di poltrona. E’un Thriller, è politica, è un trattato di società, è un film imprescindibile.

Holy Spider

Mi concedo una nota polemica, mi scuserete. Sarebbe il caso che anche nel mio Paese si ragionasse attraverso l’arte, di tematiche simili, raggiungendo queste profondità poetiche, o almeno si tentasse di farlo. Senza retorica e senza pietismi che allontanano dal punto.

Assisto da troppo tempo a prodotti audiovisivi e teatrali indulgenti, con personaggi che hanno lo spessore delle figurine panini, raccontati da molti come fossero opere di importanti autori, risultandone invece operette da domenica pomeriggio. Occorre a mio avviso essere spettatori più esigenti. 

Recensione a quattro stelle su Almanacco Cinema