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Il caso Goldman, la recensione su Almanacco Cinema

Il caso Goldman, la recensione del film di Cedric Kahn

Minimalista e incalzante, Il caso Goldman è il dodicesimo film diretto dal regista-attore Cedric Kahn, ed è basato su un vero processo risalente agli Anni 70.

Se la sostanza c’è e la storia è potente, non servono stratagemmi arzigogolati di regia: questo discorso vale certamente per Il caso Goldman, film del 2023 che entra di diritto nella tradizione dei film giudiziari: un genere fortunato quanto difficile.

Il caso Goldman, la trama

Parigi. Il militante di estrema sinistra Pierre Goldman viene accusato di aver compiuto 4 rapine e ucciso 2 persone tra il 1969 e il 1970: viene così condannato all’ergastolo.

Anni dopo, nel novembre 1975, avrà inizio il secondo processo: starà alla difesa provare a dimostrare l’innocenza, almeno parziale, dell’imputato. E, testimonianza dopo testimonianza, verranno alla luce alcuni punti deboli dell’accusa.

Il caso Goldman, una piccola gemma del genere giudiziario

Il film è tutto ambientato nell’aula di un tribunale, ad eccezione della brevissima introduzione che prepara al processo che seguirà. Ciò avviene anche in un altro film recente, che però concede un po’ più di spazio alla narrazione extra-giudiziaria: Anatomia di una caduta di Justine Triet.

Il caso Goldman entra di diritto tra i bei film di questo genere, che spaziano da Anatomia di un omicidio e Frenesia del delitto (entrambi del 1959) fino a Tutti gli uomini di Victoria, della succitata Triet.

Sono tutti film che hanno tutti in comune una sceneggiatura incalzante e ben congeniata e interpretazioni convincenti, a supporto della struttura altrimenti minimalista del film. Qui, più che mai, la frase chiave è: less is more.

Il caso Goldman, una scena del film

Uno stile scarno

Il film di Kahn non può contare, infatti, né su una fotografia glamour né su musiche roboanti: la direzione della fotografia di Patrick Ghiringhelli punta su colori scialbi e immagini scarne ma di senso che indagano i pensieri dei personaggi: un esempio sono i persistenti primi piani sulla compagna dell’imputato. La colonna sonora, semplicemente, non c’è. E non serve.

La partecipazione ai Festival

Il film ha aperto la 55esima Quinzaine del Festival di Cannes. E si aggiudicato un Cesar importante: quello per il Miglior attore protagonista a Arieh Worthalter, interprete di Goldman.

Il caso Goldman, il cast

Alla regia troviamo Cedric Kahn, figura eclettica del cinema francese che de Il caso Goldman cura anche la bella sceneggiatura. Come regista, in Italia lo conosciamo soprattutto per il suo film, sempre ispirato a una storia vera, sul serial killer italiano Roberto Succo (2001), che in Italia fu distribuito da Fandango e debuttò alla 54esima edizione del Festival di Cannes.

Il protagonista è il francese naturalizzato belga Arieh Worthalter, poco conosciuto in Italia e attivo soprattutto sulla scena del cinema francese: il suo ultimo film è Niente da perdere, diretto da Delphine Deloget.

Da mettere in risalto la partecipazione al film di Arthur Harari nei panni dell’avvocato a capo della difesa di Goldman: Georges Kiejman. Per una curiosa coincidenza Harari è anche l’autore, Premio Oscar, della sceneggiatura dell’analogo Anatomia di una caduta. Per questo film è stato nominato ai Cesar come Miglior attore non protagonista.

Il caso Goldman, Arthur Harari in una scena del film

In conclusione

Il caso Goldman è un film verità che prende forza da una sceneggiatura di ferro e da solide interpretazioni. Pur essendo ambientato totalmente in un’aula di tribunale e non potendo avvalersi di una fotografia intrigante e di una colonna sonora di richiamo, il film è scarno e potente.
E tiene incollati alla poltrona per 116 minuti senza mai annoiare.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema