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Paul Thomas Anderson

Il cinema di Paul Thomas Anderson: riservatezza e passione

Esattamente 54 anni da nasceva uno dei cineasti più conosciuti nel cinema americano, Paul Thomas Anderson, considerato erede di Kubrick.

Paul Thomas Anderson, nato per fare cinema

Paul Thomas Anderson nasce il 26 giugno 1970 a Studio City, quartiere di Los Angeles, nella culla cinematografica americana, Hollywood, dal noto doppiatore e radiofonico Ernie Anderson.

Dopo aver abbandonato il college e la scuola di cinema, approda sul grande schermo nel 1996 con il suo primo lungometraggio Hard eight – Sydney, realizzato a partire dal precedente cortometraggio Cigarettes and coffee (1993).

Nel 1988  appena diciottenne Paul Thomas Anderson realizza il primo film: un cortometraggio dal titolo The Dirk Diggler Story, mockumentary sulle vicende di una fittizia star dell’industria porno-cinematografica americana degli anni Settanta.

Otto anni dopo lo stesso soggetto viene ripreso e sviluppato nel film Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997), grazie al quale il regista autodidatta ottiene la sua prima consacrazione a livello internazionale.

Due anni dopo Paul Thomas Anderson riconferma il suo talento con Magnolia (1999). Oltre a tre Nomination agli Oscar, Magnolia ottiene un meritatissimo Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino, ribadendo che Boogie Nights non si è trattato di un isolato colpo di genio del suo regista. 

Dopo tre anni esce nel 2002 Ubriaco d’amore (Punch-Drunk Love), film con il quale Paul Thomas Anderson debutta a Cannes vincendo il premio per la regia, ex-aequo con il coreano Kwon-Taek Im, e con il quale ottiene una nomination alla Palma d’oro.

Nel 2008 esce Il Petroliere, in cui l’attore britannico Daniel Day-Lewis si aggiudica una statuetta come Miglior attore durante la notte degli Oscar.

The Master e Il filo nascosto sono tra gli ultimi lavori di PTA, che gli hanno portato numerosi premi. Infatti Il filo nascosto vincerà i Miglior costumi agli Oscar e sarà l’ultimo film che vede protagonista Daniel Day-Lewis, prima che quest’ultimo si ritiri dalle scene.

Al pari di Quentin Tarantino

Analizzando la sua carriera, Paul Thomas Anderson si fa strada con l’idea della predestinazione; infatti sembra nato per fare cinema, e sembra che non abbia mai pensato di fare altro nella sua vita, di non essersi concesso un’alternativa. Grazie al lavoro e alla cultura del padre riesce nel suo intento: infatti, grazie ai primi videoregistratori, ha a disposizione un numero infinito di titoli che gli permettono di vedere tanti film, fonte importantissima di educazione cinematografica.

Diventa così uno dei primissimi rappresentanti di filmmakers, assieme al suo amico Quentin Tarantino della generazione video store che ha una conoscenza enciclopedica della tecnica e della cultura cinematografica. Emersi entrambi negli anni 90′, momento in cui il Cinema americano nascondeva i proprio gioielli, sono l’esempio tipico di due cineasti, che sono diventati tali, senza passare per una scuola cinematografica ed entrambi sono registi fortemente losangelini per formazione, elezione e produzione artistica. 

Fu l’uscita di Boogie Nights – L’altra Hollywood, che portò Paul Thomas Anderson ad un successo paragonabile a quello di Tarantino con Le Iene. Un momento di grande critica e rivalità che portò ad una grande amicizia tra i due.

Due amici e uomini del cinema con stili abbastanza opposti: Tarantino è quasi una rockstar, cavalca la notorietà come fosse un surfista con la grande onda che ha atteso tutta la vita, mentre Paul Thomas Anderson è schivo, quasi maniacale rispetto alla sua privacy, sinistramente kubrickiano nel nascondersi e rendersi irriconoscibile.

Paul Thomas Anderson, un erede di Kubrick

Come già anticipato, il cinema di Paul Thomas Anderson ricorda quello di autori come Orson Welles e Stanley Kubrick, con cui il regista di Los Angeles condivide la predilezione per progetti accuratamente studiati e meditati a lungo, maniacalmente curati con certosina attenzione.

Opere bigger than life che similmente a quelle wellesiane e kubrickiane si rivelano in grado di creare universi estetico-narrativi a sé stanti. Il regista californiano, innegabilmente, si dimostra al contempo erede ossequioso e interprete innovativo del grande cinema americano: un cinema possente, epico, che rincorre ossessivamente il grande spettacolo e lo stupore dello spettatore.

I film di PTA aspirano a veicolare riflessioni socio-psicologiche e storico-culturali più ampie delle singole narrazioni. Universi topici, al limite dell’esasperazione; allegorie e metafore di un mondo occidentale che si fa riflesso delle contraddizioni dell’uomo moderno e contemporaneo.

Amore, destino, relazioni umane, rapporti di forza, dinamiche emotivo-familiari: Paul Thomas Anderson, alla maniera di Kubrick, non solo per simmetrie e atmosfere, diviene un ossessivo studioso dell’essere umano, vittima e fautore del proprio fato. Ogni opera si connota attraverso i suoi stessi personaggi, sempre approfonditamente caratterizzati e indagati.

Pur componendo una filmografia che può certo apparire eterogenea, PTA mostra costantemente la capacità di generare (e riscrivere) immaginari tanto originali quanto rispettosamente e apprezzabilmente citazionistici.

I suoi film rivelano l’animo profondo di un regista dotto e autoreferenziale, legato alle collaborazioni durature e affezionato agli interpreti dei suoi personaggi.