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Kinds of Kindness, la recensione su Almanacco Cinema

Kinds of Kindness, la recensione del film di Lanthimos

A nemmeno un anno dall’uscita di Povere creature! ecco arrivare nelle sale Kinds of Kindness, l’ultimo film di Yorgos Lanthimos appena presentato a Cannes.

La dimensione del nuovo film del regista greco, Kinds of Kindness, viene esplicitata già dalla canzone di apertura della prima scena: Sweet Dreams degli Eurythmics.
Non c’è dubbio che questo film sia permeato di un’atmosfera onirica
: non surreale alla Lynch, ma di indubbia allucinazione.

Frequente il passaggio dalla dimensione del sogno a quella della veglia di alcuni dei personaggi, talvolta nell’incapacità di distinguere l’una dall’altra. Con trovate che lasciano punti interrogativi in sospeso.

Kinds of Kindness, le trame

Il plurale non è casuale: infatti, Kinds of Kindness è suddiviso in tre storie come i film classici ad episodi degli anni Sessanta, tutte interpretate dai medesimi attori.

La prima, La morte di R.M.F, racconta la storia di Robert, un uomo che riceve ordini da un misterioso miliardario (Raymond) e in cambio ne riceve doni (una casa, un’auto, cimeli sportivi da collezione). Quando deciderà di non obbedire più agli ordini ricevuti, la sua intera vita verrà messa in discussione.

La seconda, R.M.F sta volando, ci mostra il personaggio di un poliziotto, Daniel, disperato per la scomparsa della moglie Liz in seguito a un disastro aereo. Quando la moglie verrà ritrovata, ancora viva, a Daniel verrà un terribile sospetto.

Infine, la terza storia ci racconta la vicenda di Emily che, insieme al suo compare Andrew, va alla ricerca di una misteriosa donna dotata di un potere molto speciale. Sullo sfondo un guru di grande fascino e influenza (Omi). Il senso del titolo del terzo episodio, R.M.F sta mangiando un panino, sarà esplicitato allo spettatore solo a film concluso.

Il fil rouge: il personaggio di R.M.F

In Kinds of Kindness è onnipresente un personaggio misterioso che non ama i riflettori: si chiama R.M.F, ma il significato del’acronimo non è noto. Le uniche cose note sono il suo aspetto – è un uomo di mezza età con la barba – e le sue iniziali, che porta ricamate su una camicia bianca.

Una volta è destinato a morire, un’altra a fungere da cadavere: però in tutte le situazioni, si dimostra risolutivo per il corso delle vicende.

Tre storie sulla manipolazione

Il tema centrale del film, anzi, dei film è senza dubbio quello della manipolazione psicologica. In tutte le storie, le vittime designate sono sempre i personaggi interpretati da Jesse Plemons, anche se la protagonista incontrastata del terzo film è, indubbiamente, Emily, interpretata da Emma Stone.

I legami di dipendenza e i rapporti malati piacciono molto a Lanthimos, che li ha diffusamente raccontati nel suo cinema di ieri e di oggi. Si pensi a uno dei primi film del cineasta greco, Kinodontas (Dogtooth, 2009), nel quale i figli di una coppia vivono segregati dai genitori dipendendo da loro in tutto e per tutto (sesso incluso).

Qui si parla di dipendenza affettiva, di menzogna, di impostori, della manipolazione psicologica da setta. Questa prevede che gli “adepti” si mantengano puri praticando il sesso solo con i leader della setta: un uomo e una donna di nome Omi e Aka.

Il tema della maschera

Anche il tema della maschera è importante. A partire dal poster, nel quale i visi degli attori sono moltiplicati e scontornati quasi come se fossero interscambiabili.

Soprattutto nel secondo episodio, i personaggi sono persone in senso latino (in latino, “persona” significa “maschera”) e possono assumere un’identità che non appartiene loro.

I punti forti

Avere arruolato gran parte del cast di Povere creature! ha pagato: in Kinds of Kindness l’alchimia tra loro funziona, come prevedibile. E anche l’inserimento dei nuovi membri – Jesse Plemons, Hong Chau, Joe Alwyn e Mamoudou Athie – è felice: si rivela azzeccata soprattutto la scelta di Plemons, che dopo essere stato candidato agli Oscar 2022 come Miglior attore protagonista per Il potere del cane di Jane Campion, si è ripreso una bella rivincita conquistando la Palma d’Oro per il Miglior attore a Cannes.

La sceneggiatura dello storico collaboratore di Lanthimos, Efthymis Filippou, è semplicemente perfetta, senza fronzoli né sbavature. Nulla da dire nemmeno per quanto concerne la cinematografia: la fotografia dei film del regista è sempre un incanto, qui virata su toni freddi per rendere le storie avulse da qualsivoglia contesto storico. La fotografia è a cura dello stesso direttore di Povere creature! e La favorita, l’irlandese Robbie Ryan. Lo si nota anche dal cambio tra colore e bianco e nero in chiave comunicativa.

Kinds of Kindness, una scena dal terzo episodio

I punti deboli

Come tutti i sogni, questi di Lanthimos sono sconclusionati: diversi dettagli della trama restano insoluti, impossibili da chiarire. Un critico cinematografico come Paolo Mereghetti, al momento della presentazione a Cannes, ha detestato il film.

E senza mezzi termini, ha scritto: “Le situazioni sono così estreme da non aver credibilità e se l’obiettivo era quello di irridere le tentazioni trasgressive dell’America puritana il risultato è un fallimento totale”.

In conclusione

Kinds of Kindness ha tra i suoi punti di forza un cast di prestigio e affiatatissimo, una sceneggiatura priva di sbavature e l’inconfondibile tocco perturbante del suo autore.

Tuttavia non ha la verve, l’energia di pancia e il ritmo incalzante di Povere creature!, né la crudele giocosità di La favorita. Per quanto riguarda il sesso tornano, in altra forma, i “furiosi sobbalzi” della Bella Baxter di Povere creature!.

L’episodio più riuscito? Il primo per la compiutezza, il terzo per il finale.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema