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Kevin Spacey in Peter Five Eight

Peter Five Eight, in streaming l’ultimo film con Kevin Spacey

Kevin Spacey riveste per la prima volta i panni da protagonista dopo l’assoluzione dalle accuse di molestie sessuali. Il regista difende il cast “controverso”.

“È un vero danno privarsi di lui sullo schermo”, dichiara Micheal Zaiko Hall, regista e sceneggiatore del thriller indipendente “Peter Five Eight“. Con la sua ultima pellicola spera di riuscire a suscitare un cambiamento nell’atteggiamento nei confronti dell’attore due volte premio Oscar.

Kevin Spacey, dalle accuse all’assoluzione

Il film è il primo ruolo da protagonista di Spacey da quando è stato assolto dalle nove accuse di cattiva condotta sessuale mosse contro di lui nel processo di Londra del 2023. Hall spiega come le accuse contro Spacey fossero state “ingigantite a dismisura”. Oltre all’assoluzione dell’attore durante il processo, l’attore è stato prosciolto anche dalle accuse dell’attore Anthony Rapp, il quale lo accusava di molestie sessuali senza però aver dimostrato le sue affermazioni.

Le accuse risalgono al periodo compreso fra il 2001 e il 2013. Le prime incriminazioni furono mosse da Rapp nel 2017, in seguito si fecero avanti altri 9 uomini. Dopo i fatti l’attore era stato cacciato dalla celebre serie Hause of Cards, e subito sostituito in altri progetti cinematografici. A parte alcuni piccoli ruoli, Spacey è stato lontano dagli schermi per sei anni.

Kevin Spacey

Il ritorno con Peter Five Eight

Nella nuova pellicola di Hall, Kevin Spacey è affiancato da Jet Jandreau nei panni di un’agente immobiliare alcolizzata che diventa sempre più paranoica quando un carismatico uomo in nero (Spacey), inizia a seguirla. La produzione del film era iniziata nel 2021, periodo nel quale l’attore era in attesa del processo, l’uscita del film è stata ritardata fino al fino a marzo 2024, e ora sta diventando disponibile sulle varie piattaforme streaming.

“Kevin Spacey è un talento raro”, afferma il regista. “Porta qualcosa di speciale sullo schermo e penso che questo sia uno degli sfortunati effetti collaterali della cultura dell’annullamento”.