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Zentropa

Zentropa di Lars von Trier si apre a un nuovo mercato

La casa di produzione danese fondata da Lars von Trier si prepara al lancio di un nuovo reparto. I primi titoli saranno annunciati da Zentropa all’inizio del prossimo anno.

La nuova sezione sarà intitolata Zentropa Documentary e sarà dedicata esclusivamente alla produzione di documentari. Alla guida ci sarà un’esperta documentarista danese, Nicole N. Horanyi, già vincitrice di diversi premi.

Sisse Graum Jørgensen e Louise Vesth, membri del team di Zentropa, hanno spiegato le ragioni sociali alla base di tale ampliamento. Nel nostro tempo la promozione del dialogo, della comunità, e della mutua comprensione sono fondamentali per plasmare il mondo in cui viviamo. Il cinema documentario si presenta come uno degli strumenti più efficaci in questo senso.

L’idea da parte dell’azienda è quella di sviluppare e produrre storie autentiche collaborando con ispirati talenti artistici. L’obiettivo di Zentropa è arrivare a un vasto pubblico, nazionale e internazionale, rafforzando anche l’immagine della Danimarca nel mondo della produzione documentaria.

Nicole Nielsen Horanyi a capo del reparto

Nicole N. Horanyi, figlia di un’avvocatessa e di un artista grafico ungherese, sarà la responsabile della divisione. La regista ha all’attivo già alcuni successi. Il più noto è Motley’s Law uscito nel 2015. Racconta la storia di Kimberly Motley, avvocatessa americana di trentotto anni, che sceglie di esercitare la sua professione a Kabul, in Afghanistan.

La donna lascia gli Stati Uniti e diventa l’unico avvocato straniero autorizzato a lavorare nei tribunali afghani. La sua è anche l’unica presenza femminile. Insieme al suo assistente Khalil, afghano, difende clienti in processi che hanno spesso a che fare col tema dei diritti umani.

Il documentario segue un momento particolare della sua carriera. Dopo cinque anni in cui Motley è stata stimolata dal prestigio di lavorare a casi particolarmente rilevanti inizia a cedere. L’instabilità politica del paese e le minacce che riceve mettono a dura prova la sua motivazione.

La regista arriva a Zentropa dopo aver collaborato in una posizione simile per il servizio streaming svedese Viaplay. Si è detta entusiasta di iniziare questa nuova collaborazione con un brand così forte.

Zentropa, la nascita della società

La casa di produzione fu fondata da Lars von Trier nel 1992 insieme al produttore Peter Aalbæk Jensen. Il nome fu scelto dopo il film che sancì la prima collaborazione tra i due: Europa. Nel dramma storico, che vinse il Premio della Giuria a Cannes, il nome della società ferroviaria è appunto Zentropa.

Zentropa

La società ha prodotto oltre cento film ed è oggi la più importante realtà produttiva cinematografica del Nord Europa. Tra i film prodotti che hanno avuto eco anche in Italia c’è Dopo il matrimonio (2006) di Susanne Bier. Il lungometraggio, che vede come protagonisti Mads Mikkelsen e Sidse Babett Knudsen, fu presentato fuori concorso a Roma. Ha avuto anche un remake americano con Julianne Moore e Michelle Williams con lo stesso titolo, uscito nel 2019.

Nel 1998, inoltre, Zentropa divenne la prima casa di produzione mainstream a produrre film hardcore tramite la divisione Puzzy Power. I primi lungometraggi, Constance (1998) e Pink Prison (1999), furono realizzati esplicitamente per un pubblico femminile. Tuttavia, Zentropa dovette poi abbandonare l’esperimento a causa della pressione dei partner commerciali.

Tra successo e controversie

Negli anni la società da un lato ha goduto del successo internazionale, dall’altro ha dovuto affrontare alcune polemiche. Nel 2011 e nel 2021 due film prodotti da Zentropa hanno ricevuto l’Oscar al Miglior film internazionale. Si tratta di In un mondo migliore (2010) di Susanne Bier e Un altro giro (2020) di Thomas Vinterberg.

Se da fuori l’azienda veniva festeggiata, di tutt’altro tono era l’atmosfera interna. Con l’ascesa del movimento MeToo, infatti, diverse donne hanno denunciato una cultura dell’abuso ben radicata nell’ambiente lavorativo della società. Sotto accusa, in particolare, è finito proprio il cofondatore Peter Aalbæk Jensen. L’uomo ha ammesso di avere avuto atteggiamenti invasivi minimizzando però la gravità di tali molestie.

Oggi Jensen non è più CEO di Zentropa ma fa parte, comunque, del consiglio di amministrazione, detenendo ancora il 25% delle quote. Questo dimostra che nell’industria cinematografica, anche se qualcosa si è mosso, la strada da percorrere è ancora lunga e, purtroppo, in salita.